Nel XXI secolo il dibattito sulla questione ambientale ha spinto le pubbliche amministrazioni alla valutazione sulla compatibilità degli usi dei suoli, questo approccio valutativo è stato fortemente influenzato dai principi di sviluppo economico definiti nel 1987 dal Rapporto Brundtland* .
Questi strumenti di valutazione hanno definito una pianificazione “comprensiva” del territorio, attraverso il quale si cerca di studiare e definire tutte le possibili iterazioni che le vulnerabilità che insistono sullo stesso hanno con gli effetti degli interventi.
Analisi costi-benefici e analisi costi-efficacia sono gli strumenti tradizionali della valutazione di pianificazione territoriale, e oggi sembrano essere condizionati dalla scelta di procedure in grado di promuovere o controllare gli interventi tra due sole alternative: accettare o rifiutare il progetto. Questo tipo di valutazione, chiusa e statica, deve essere sostituita da un tipo di valutazione più aperta e dinamica. Viene proposto, dunque, un nuovo sistema di valutazione che sia in grado di definire dei criteri minimi per valutare progetti e interventi da realizzare sul territorio.
La normativa europea di valutazione, secondo la Direttiva 85/337/CE, è rivolta alle sole opere puntuali e lineari che provocano un impatto sul territorio urbano e non. Denominata Valutazione Impatto Ambientale, o conosciuta comunemente come V.I.A., in Italia ha prodotto scarsi effetti, mentre in altri paesi europei come la Gran Bretagna viene utilizzato un nuovo strumento di valutazione, applicato a piani e programmi. Si tratta della V.A.S., Valutazione Ambientale Strategica, strumento innovativo, flessibile e dinamico, orientato alla pianificazione ambientale.
Tale valutazione prende corpo con la Direttiva Europea 2001/42/CE, che imponeva a tutti gli stati membri dell’Unione Europea la ratifica della direttiva nelle normative nazionali entro il 21 luglio 2004. Molti degli Stati membri hanno iniziato a implementare la Direttiva a partire dai temi più strettamente connessi alla pianificazione territoriale, per poi estendere l’approccio a tutte le politiche urbane e territoriali con effetti rilevanti per l’ambiente.
L'obiettivo principale della V.A.S. è quello di valutare gli effetti ambientali dei piani e dei programmi, prima della loro approvazione (ex-ante), durante ed al termine del loro periodo di validità (in-itinere, ex-post). In tal senso viene introdotto l'esame degli aspetti ambientali già nella fase strategica, ecco perché la denominazione di “strategica”.
A questo punto la valutazione diviene aspetto centrale nella pianificazione, dunque è possibile passare da piani e programmi della sostenibilità alla loro concreta realizzazione.
Sviluppo sostenibile e pianificazione strategica rappresentano due facce della stessa medaglia e permettono di definire risultati condivisi di azione, un progetto largamente promosso in Europa che in entrambi i casi interagisce con la partecipazione sociale.
Dott. Alfonso Riccio
* Il Rapporto Brundtland (conosciuto anche come Our Common Future) è un documento rilasciato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED) in cui, per la prima volta, viene introdotto il concetto di sviluppo sostenibile. Il nome viene dato dalla coordinatrice Gro Harlem Brundtland che in quell'anno era presidente del WCED ed aveva commissionato il rapporto. La sua definizione era la seguente: “lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”
Bibliografia
CARTA M. Teorie della pianificazione. questioni, paradigmi e progetto, Palumbo Editore, Palermo 2003.
GRASSO S. Valutazione Ambientale Strategica, Facoltà di Architettura, Cdl P.T.U.A., dispense del corso di Urbanistica II, a.a.2007/2008.