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Statuto

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mercoledì 21 settembre 2011

Stato della (non) pianificazione in Sicilia

[Stralcio della Variante generale al PRG di Palermo]


Il Piano Regolatore Generale, com’è noto, è lo strumento urbanistico più importante e regola l'attività edificatoria e le destinazioni d’uso del suolo in un territorio comunale. La Legge n. 1150 del 1942 introduce una pianificazione a vari gradi con estensioni territoriali variabili e attribuisce, per la prima volta, ai Comuni precisi poteri in materia di pianificazione territoriale e urbanistica. Nonostante le successive leggi che integrano e/o modificano la Legge Urbanistica nazionale e l’approvazione della Legge Urbanistica Regionale n. 71 del 1978, il PRG è ancora oggi il principale strumento urbanistico di governo del territorio nella nostra regione. La lettura dello stato della pianificazione comunale in Sicilia ci aiuta a capire il livello in cui versano i Comuni nel processo di pianificazione. L’esame dei dati, aggiornato al 31/12/2009, rivela che su 390 Comuni siciliani il 17,18 % (pari a 67 Comuni) ha ancora in atto uno strumento urbanistico antecedente la Legge Urbanistica del ’78, mentre l’82,82% (323 Comuni) risulta successivo al 1978. Gli strumenti urbanistici presenti nei Comuni siciliani, in realtà, oltre ai PRG, comprendono i Piani Urbanistici Comprensoriali (PUC) e i Programmi di Fabbricazione (PdF), diversi dai primi per quanto concerne obiettivi, contenuti e procedure. I PRG costituiscono circa il 50% degli strumenti urbanistici presenti nei Comuni siciliani e, se consideriamo la durata quinquennale dei vincoli predisposti all’esproprio dei piani, soltanto il 18,78% dei PRG vigenti ha i vincoli non ancora scaduti [Treppiedi, Aluia 2009]. Analizzando il numero annuale dei provvedimenti di approvazione dei PRG, emerge che in media vengono approvati dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente  (decennio 1999-2009), circa 12 piani all’anno, troppo pochi.


Ma perché non si fanno i piani in Sicilia? Perché se ne fanno sempre meno? Numerose sono le risposte e diverse le cause. In primo luogo la pianificazione territoriale e urbanistica è vista dagli amministratori delle città e dai cittadini come groviglio di limiti e vincoli, “lacci e lacciuoli”, un atto amministrativo che può andare a discapito di molti interessi e della rendita urbana e non, invece, come potenziale occasione di sviluppo del territorio e momento di programmazione. Mantenere meno certe le regole di trasformazione del territorio è stato in passato, e lo è tuttora, occasione di consenso politico e di contrattazione affaristica. Quindi se non si fa o non si aggiorna il piano meglio è per tutti. In realtà il piano dovrebbe essere visto con significati ben diversi. Per l’operatore pubblico il piano è soprattutto un programma: è il programma degli interventi di trasformazione (urbanizzazione) che l’operatore pubblico si propone di compiere. Per l’operatore privato il piano è, a un tempo, l’indicazione delle opportunità di trasformazione (e di valorizzazione) e dei vincoli (condizioni) cui egli deve sottostare [E. Salzano, 2003]. Non un peso, quindi, ma una risorsa.

Le altre cause della non-pianificazione siciliana che occorre, a mio avviso, rilevare riguardano:

  • la mancanza diffusa di una cultura legata alla pianificazione e all’urbanistica, che ha provocato l’aggressione edilizia del nostro territorio, uno sviluppo incontrollato e una mancanza di qualità dell’edificato;
  • i tempi lunghi e le procedure burocratiche complicate, che hanno come inceppato le varie fasi del processo di piano rendendolo a volte interminabile;
  • l’introduzione delle valutazioni ambientali strategiche (VAS) per piani e programmi, che hanno reso più complesso il processo di piano;
  • i continui tagli ai fondi destinati degli enti locali (specialmente ai Comuni più piccoli), che hanno diminuito le spese relative al governo del territorio;
  • la mancanza, in molti casi, di personale qualificato negli uffici tecnici comunali in grado di redigere i strumenti urbanistici e utilizzare le moderne e sempre più complesse tecnologie.
Per cercare di dare un impulso positivo alla pianificazione urbanistica in Sicilia, occorre risolvere questi problemi (culturali, burocratici, professionali) e ripartire con la tanto attesa riforma urbanistica regionale, fondamentale per adeguare il quadro normativo siciliano agli aspetti innovativi sviluppati nel dibattito della disciplina urbanistica degli ultimi anni, così come è stato fatto dalle altre regioni italiane, e rendere, finalmente, la pianificazione un atto ordinario e necessario. Quanto ancora dovremo aspettare?

Marcello Blanda, Pianificatore territoriale

Bibliografia:
AA.VV., Argomenti di pianificazione 2009. Contributi per la riforma urbanistica in Sicilia, Regione Siciliana ARTA, Palermo 2009;
SALZANO E., Fondamenti di urbanistica. La storia e la norma, Laterza, Bari, 2003.

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