[Stralcio della Variante generale al PRG di Palermo]
Il Piano Regolatore Generale, com’è noto, è lo strumento urbanistico più importante e regola l'attività edificatoria e le destinazioni d’uso del suolo in un territorio comunale. La Legge n. 1150 del 1942 introduce una pianificazione a vari gradi con estensioni territoriali variabili e attribuisce, per la prima volta, ai Comuni precisi poteri in materia di pianificazione territoriale e urbanistica. Nonostante le successive leggi che integrano e/o modificano la Legge Urbanistica nazionale e l’approvazione della Legge Urbanistica Regionale n. 71 del 1978, il PRG è ancora oggi il principale strumento urbanistico di governo del territorio nella nostra regione. La lettura dello stato della pianificazione comunale in Sicilia ci aiuta a capire il livello in cui versano i Comuni nel processo di pianificazione. L’esame dei dati, aggiornato al 31/12/2009, rivela che su 390 Comuni siciliani il 17,18 % (pari a 67 Comuni) ha ancora in atto uno strumento urbanistico antecedente la Legge Urbanistica del ’78, mentre l’82,82% (323 Comuni) risulta successivo al 1978. Gli strumenti urbanistici presenti nei Comuni siciliani, in realtà, oltre ai PRG, comprendono i Piani Urbanistici Comprensoriali (PUC) e i Programmi di Fabbricazione (PdF), diversi dai primi per quanto concerne obiettivi, contenuti e procedure. I PRG costituiscono circa il 50% degli strumenti urbanistici presenti nei Comuni siciliani e, se consideriamo la durata quinquennale dei vincoli predisposti all’esproprio dei piani, soltanto il 18,78% dei PRG vigenti ha i vincoli non ancora scaduti [Treppiedi, Aluia 2009]. Analizzando il numero annuale dei provvedimenti di approvazione dei PRG, emerge che in media vengono approvati dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente (decennio 1999-2009), circa 12 piani all’anno, troppo pochi.