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giovedì 4 settembre 2014

Mileto: evoluzione di un grande centro economico-culturale e ruolo delle foreste nella sua decadenza

Riceviamo e con piacere pubblichiamo un articolo di Giuseppe Gisotti, Presidente Società Italiana Geologia Ambientale,pubblicato per la rivista on line del Corpo Forestale dello Stato SILVAE nel Maggio 2014. L'articolo riguarda l’antica città di fondazione greca Mileto, sulle coste dell’Egeo in Asia Minore, città di grande respiro economico e culturale, decaduta, oltre che per problemi storici e politici, anche per la il consumo eccessivo delle risorse naturali e per un pericolo idrogeologico, la sedimentazione  fluviale che interrò i suoi porti.


Fig 1 _Mileto – Planimetria generale del promontorio di Mileto. Si noti il tessuto urbano costruito alla estremità di un promontorio, e l’impianto  ippodameo della città, secondo un rigido schema ortogonale. Si nota che la penisola è molto frastagliata ed ospita insenature più o meno profonde, che furono utilizzate come porti, fra cui quello del Leone (C), che si apre a NO. Nelle varie epoche si succedettero i vari insediamenti, e in particolare quello settentrionale fu arcaico, quello occidentale fu ellenistico, e quello meridionale fu greco-romano. Porti: A Porto di Atena; B Porto del teatro; C Porto dei Leoni; D Porto di Nord Est K  collina di Kalabak. (Fonte: Poëte, 1958, modificato).

Riassunto
Mileto si trovava al termine di un importante via carovaniera che collegava la Mesopotamia alle coste del Mar Egeo e alle sue isole (tra cui la vicinissima Samo). A partire dall'epoca arcaica fu la principale città della Ionia, centro tra i più importanti della vita intellettuale, economica e politica del mondo occidentale durante l'antichità. Lo sviluppo di Mileto fu fortemente condizionato dalla geologia, in positivo dagli aspetti geomorfologici (geomorfologia costiera e fluviale) e dalle risorse geologiche, in negativo dell'avanzamento del delta del fiume Meandro, che portò all'insabbiamento dei suoi porti e quindi alla perdita del contatto con il mare  e dei suoi traffici (Crouch, 2003).

Abstract       
Miletus: evolution of a great economic and intellectual town and forests role in its decay Miletus was situated at the end of an important caravan way that connected Mesopotamia to the coasts of the Aegean Sea and its islands, including Samo. Starting from the archaic age it was the main city of Ionia, one of the most outstanding intellectual, economic and political places of the Western area. Its development was positively influenced by coastal and river geomorphology and by geological resources. Negatively, by the advancement of river Meander's delta, that led to the silting up of the harbors and loss of contact with the sea. (Crouch, 2003).

Introduzione
Mileto (Miletos in greco e Miletus in latino) era una importante città portuale situata in una posizione strategica sulla costa sud-occidentale dell’odierna Anatolia (Asia Minore, attuali coste della Turchia), su un promontorio proteso a occidente, alla foce del Fiume Meandro (che diede il nome a quella particolare configurazione fluviale ad anse), alla estremità meridionale di un golfo che si apriva sul Mare Egeo. Quello che era un golfo è adesso interrato dai sedimenti del fiume che vi sfocia. Essa fu fondata da coloni greci fra il 1077 e il 1044 a. C. in una regione allora chiamata Caria. Questa città-stato continuò ad avere un ruolo strategico ed economico di primo piano sia durante l’epoca ellenistica che durante il periodo dell’Impero Romano. Mileto si trovava al termine di un'importante via carovaniera che collegava la Mesopotamia alle coste del Mare Egeo e alle sue isole (tra cui la vicinissima Samo). A partire dall’epoca arcaica fu la principale città della Ionia, centro fra i più importanti della vita intellettuale, economica e politica del mondo occidentale durante l’antichità. I coloni greci furono attirati dalla penisola che si affacciava su un ampio golfo, dalle anfrattuosità di tale penisola, che offriva varie insenature e quindi varie portualità, dalla presenza di estesi terreni fertili e coltivabili nella pianura alluvionale del Meandro, dalla abbondanza di rocce utili per la realizzazione degli edifici e della mura, dalla presenza di acqua potabile e infine dalla presenza, nella regione, di minerali di ferro. Inoltre la valle del Fiume Meandro costituiva una facile via di penetrazione commerciale verso l’entroterra (la stessa situazione si configurava, ad esempio, con Siracusa con il Fiume Anapo  e Selinunte con il Fiume Modione). Lo sviluppo di Mileto fu fortemente condizionato dalla geologia, in positivo dagli aspetti geomorfologici (geomorfologia costiera e fluviale) e dalla risorse geologiche, in negativo dall’avanzamento del delta del Fiume Meandro,  che portò all’insabbiamento dei suoi porti e quindi alla perdita del contatto con il mare e dei suoi traffici (Crouch, 2003). L’insabbiamento fu dovuto all’ intensivo sfruttamento delle risorse vegetali  esistenti nel bacino idrografico del Fiume Meandro, per cui la copertura vegetale non poté più svolgere il suo ruolo di contrasto alla erosione del suolo. Quelle più colpite furono le risorse forestali, utilizzate per il riscaldamento, per la costruzione delle navi e per l’industria metallurgica.

Aspetti geologici e geomorfologici
La città fu fondata su un promontorio all’ingresso di un grande golfo, dove sfociava il Fiume Meandro. La penisola era molto articolata, per cui aveva varie insenature che furono utilizzate come porti. Questi furono 4, attivi durante le varie epoche e anche a seconda di come erano ridossati, ma il porto principale fu quello chiamato del Leone, situato in una profonda insenatura ed esposto a NO, cioè verso il mare aperto (Fig. 1).  I porti di Mileto furono inoltre protetti dalla vicina piccola isola di Lade. I fondatori-commercianti furono attirati, oltre che dalla facilità di accesso dal mare, anche da un percorso lungo il fiume per raggiungere i clienti all’interno: quindi un altro ruolo del fiume era  che esso  costituì una via di comunicazione con l’entroterra.Il territorio della città, e in particolare la pianura alluvionale del Fiume Meandro, era esteso e fertile perciò fu sede di una agricoltura redditizia, per cui uno dei prodotti principali di Mileto fu il grano, che essa esportava più che altro verso la Grecia.Inoltre le montagne vicine erano coperte da foreste, il cui legname servì più tardi specialmente per l’industria navale e quella metallurgica. Lo sfruttamento intensivo delle foreste e i conseguenti processi erosivi contribuirono a provocare,  come si dirà più avanti, la sedimentazione della foce del Meandro e l’insabbiamento del porti milesiani.La valle del Fiume Meandro è impostata su un graben (fossa tettonica) delimitata da grandi faglie, i cui piani di faglia talora costituiscono i ripidi fianchi della valle. Il substrato generale della penisola di Mileto è costituito da rocce calcaree carsificate (Fig. 2); nell’area affiorano anche marne e argille mioceniche, sabbie e ghiaie  e inoltre  gneiss.


Fig 2 – Carta dei processi di sedimentazione del Fiume Meandro nei secoli. I porti di Mileto poterono contare anche sulla protezione, contro le mareggiate, da parte della contigua isola Lade. Viene mostrata l’ubicazione delle antiche cave di marmo e di gneiss che servirono per costruire gli edifici e le mura di Mileto. Quello che era un golfo dove sfociava il Meandro, adesso è la pianura alluvionale di questo fiume. Si noti il notevole avanzamento della linea di riva fra l’età classica e i tempi attuali, dovuto ai depositi alluvionali del Meandro. Mileto si trovava sul mare mentre oggi ne dista circa 9 km. Mileto perdette il suo porto e diventò una città dell’entroterra durante la prima età cristiana (Fonte: Crouch, 2003, modificato).

Le rocce carbonatiche che formano i monti che bordano la valle del Meandro costituiscono un acquifero (porosità per fessurazione), che attraverso sorgenti carsiche fornì acqua nei primi tempi della colonizzazione. Ma con l’aumentare della popolazione e delle attività commerciali e industriali questo acquifero risultò insufficiente, pertanto ci si rivolse ad altri acquiferi, dapprima ai piedi della collina Kalabak, poco a sud della città, dove i Milesiani utilizzarono mediante pozzi le acque sotterranee contenute nelle sabbie e ghiaie, e poi attraverso sistemi acquedottistici furono sfruttati acquiferi più lontani,  come l’acquedotto romano che utilizzava l’acquifero di Sthefania, a sud-est della città (Crouch, 2003). La città poté contare su vari materiali da costruzione presenti nel suo territorio, fra cui i calcari, i marmi (calcari metamorfici) e gli gneiss (Brückner et al., 2006), che servirono per realizzare gli edifici e le mura urbiche, e argilla, per le ceramiche.Le cave di gneiss si trovavano a Myus, a NE di Mileto.
L’insediamento molto probabilmente fu stimolato anche dalla presenza di minerali di ferro, che si trovavano nelle montagne ad est della città e anche sul Monte Mykale (oggi Samsun Dag), che fronteggiava la penisola di Mileto al di là del golfo dove sfociava il Fiume Meandro. Anche il carbon fossile si trovava nel raggio d’azione dei cittadini di Mileto. Ben presto a Mileto fiorì la metallurgia del rame, del bronzo, del piombo ma specialmente del ferro, con cui venivano realizzate armi e utensili, per il mercato interno e per l’esportazione. I minerali metalliferi furono cercati e sfruttati in un raggio d’azione sempre più ampio, non solo lungo le coste della Ionia (sponde asiatiche del Mare Egeo, ossia le coste nord-orientali della attuale Anatolia) ma anche nel Ponto Eusino (Mar Nero), e ciò spinse i Milesiani a fondare colonie con lo scopo commerciale  ma anche per reperire minerali: Plinio nella Storia Naturale (V, 112) riferisce che le colonie  di Mileto furono 90 e fra queste si possono ricordare Histria  e Sinope, nel Mar Nero. La posizione privilegiata e le cospicue esportazioni di prodotti locali (tessuti, ceramiche,grano, utensili di metallo e armi, ecc.) determinarono il potenziamento del suo commercio marittimo, che obbligò i Milesiani ad ampliare il numero degli ancoraggi, per cui dal più antico porto, quello di Atena che era diventato troppo piccolo, si passò al grande porto del Leone, ambedue esposti ad ovest, ma fu utilizzato anche il porto di nord-est, quasi alla estremità della penisola: in tal modo potevano essere scelti porti con diverse esposizioni ai venti, a seconda dell’opportunità, come era il caso di Siracusa. La sua decadenza socio-economica si manifestò definitivamente verso il VI sec. d. C., nella prima età cristiana, ma in realtà fu un fenomeno che iniziò qualche secolo prima, innescato da un processo geologico, il progressivo avanzamento (progradazione) del delta del Meandro: infatti i depositi alluvionali  del fiume avevano poco alla volta colmato l’antico golfo, interrato i porti e allontanato la città dal mare, ossia dal principale strumento della sua attività economica (Fig 2). Gli intensi processi erosivi che furono la causa della elevata produzione di sedimenti alluvionali, che poco alla volta colmarono la valle fluviale, furono determinati dalla degradazione della vegetazione che ammantava i versanti del bacino idrografico del Meandro, dovuta a deforestazione, dissodamento, incendi (Hughes, 1994). Un ruolo importante nella deforestazione fu il crescente fabbisogno di legname non solo per la costruzione di navi ma anche per l’industria metallurgica, pilastri dell’industria milesiana. Un destino per certi versi simile lo ebbe un’altra metropoli (almeno per quell’epoca) del Mediterraneo, Leptis Magna, importante città portuale prima fenicia poi romana,  situata sull’estuario del Torrente Lebda (Libia), che dovette soccombere davanti al processo di insabbiamento del suo porto, dovuto alla intensa erosione del suolo verificatasi nel bacino idrografico del Lebda a seguito della deforestazione del bacino idrografico stesso (Gisotti,  2013). Certamente il processo di sedimentazione citato ebbe un decorso più o meno lungo: Strabone (XII.8, 15-17) descrive, nel I sec. d. C., la sedimentazione nella pianura del Meandro intorno alla penisola di Mileto; Pausania (VIII.24.5) scrive, nella metà del II sec. d. C., che l’antica baia dove il Meandro sfociava nel mare Egeo era diventata una campagna con coltivi, attribuendo il fenomeno ai depositi alluvionali dello stesso fiume. La formazione di depositi alluvionali alla foce del Meandro che man mano avanzava portò inoltre alla formazione di terreni acquitrinosi, con acqua salmastra, che favorì lo sviluppo dell’anofele della malaria, malattia che colpiva gli abitanti della città. Anche i terremoti contribuirono al declino della città: uno certamente fu il “terremoto di Creta”, nel 365 d. C.; nel X secolo un altro terremoto distrusse gran parte degli edifici e ciò causò il definitivo abbandono della città. 

Cenni di storia e archeologia
Particolarmente interessante è la posizione strategica di Mileto, ai fini commerciali: 
1) posizione alla foce del grande fiume Meandro; 
2) porto di importazione ed esportazione ideale per i rapporti fra l’Asia Minore e l’occidente. 

Il traffico marittimo, l’alleanza con Atene, la cultura filosofica, la vicinanza con la Lidia, ne fanno la città ideale per la prima coniazione monetaria. Nell’Iliade Mileto è ancora una città della  Caria e i suoi abitanti combattono contro gli Achei. Secondo la tradizione, successivamente, durante la cosiddetta prima colonizzazione greca, la città fu rifondata da colonizzatori Ioni (provenienti dall’Attica e dalla Beozia) che sottrassero il territorio ai Carii. Il governo fu esercitato dall’aristocrazia, che fece diventare Mileto un attivissimo centro di scambio. Furono fondati scali commerciali e colonie destinate a diventare importanti, fra cui Abido sullo stretto dei Dardanelli, Cizico sulla costa asiatica del mar di Marmara, Sinope e Histria  sul Mar Nero, Naucrati sul delta del Nilo. La politica di Mileto in quel periodo fu ispirata a mantenere buoni rapporti con le grandi potenze mediterranee che avrebbero potuto danneggiare la sua espansione economica; particolarmente stretti furono i rapporti con l’Egitto, che Mileto appoggiò contro gli Assiri. Attorno al VII secolo a.C. dodici città della Ionia, tra cui Mileto (la cosiddetta Dodecapoli ionia) si unirono a formare la Lega Ionia, per meglio resistere all’espansionismo dell’Impero Persiano. In quegli anni Mileto era divenuta il centro intellettuale della Ionia: Talete, Anassimandro ed Ecateo le attribuirono, nella storia della cultura occidentale, la prestigiosa condizione di culla della filosofia, delle scienze naturali, degli studi geografici e storiografici. L’alfabeto in uso nella città si estese a numerosi altri centri di cultura e, dopo essere stato adottato da Atene nel 403-402 a. C., divenne l’alfabeto comune a tutto il mondo greco. Si calcola che nel VI sec. a. C. la popolazione di Mileto raggiungesse i 60.000 – 70.000 abitanti. Aristagora guidò un’insurrezione contro i Persiani, conclusasi con la sconfitta navale degli Ioni (e dei Milesi) davanti all’isola di Lade (494 a. C.) e con la distruzione della Mileto arcaica, la cui popolazione fu deportata sul Fiume Tigri. La caduta della città fu accolta in tutto il mondo greco come una sciagura nazionale. Ma dopo la vittoria dei Greci sui Persiani a Mykale (479 a. C.), si decise la ricostruzione di Mileto, il cui piano regolatore fu probabilmente concepito dall’innovatore dell’urbanistica antica, Ippodamo, nativo appunto della città. Il cosiddetto “impianto ippodameo” fu seguito da varie nuove colonie greche. Nel 401 la città fu assediata da Ciro il Giovane e tornò a subire completamente l’autorità persiana, dalla quale la liberò Alessandro Magno nel 334 a. C. Contesa per due secoli fra i sovrani ellenistici, Mileto entrò a far parte nel 133 a. C., come città libera, della provincia romana d’Asia ma perse del tutto la sua indipendenza dopo il 78 a. C. per essere stata favorevole a Mitridate nel corso della guerra contro Roma. Durante l’ellenismo e nella prima epoca imperiale romana la città ebbe grandissimo sviluppo, documentato dalla costruzione di imponenti edifici pubblici fra cui la Biblioteca di Celso (Fig. 3).


Fig. 3 – Mileto. La Biblioteca di Celso (Fonte: Kathy Perry/Flickr)

Durante il periodo romano si calcola che la città avesse circa 80.000 abitanti. La sua decadenza iniziò verso il sec. VI d. C., quando ormai i depositi alluvionali del Meandro avevano colmato l’antico golfo, interrato i porti e allontanato la città dal mare. Mileto perdette il suo predominio economico e culturale sulle città della Ionia a favore di Efeso. L’invasione araba del VII secolo d. C. interruppe la vita della città e nel X secolo un terremoto distrusse gran parte degli edifici. Attualmente le rovine di Mileto attirano un importante flusso turistico.

Bibliografia
Brückner H., Müllenhoff M., Gehrels R., Herda A., Knipping M., Vött A. (2006), From archipelago to floodplain – geographical and ecological changes in Miletus and its environs during the past six millennia (Western Anatolia, Turkey), in “Zeitschrift für Geomorphologie”, Suppl.-Vol. 142, Berlin, Stuttgart.
Crouch D. P. (2003), Geology And Settlement: Greco-Roman Patterns, Oxford University Press.
Gisotti G. (2013), Leptis Magna, evoluzione di una città,  in “Geologia dell’Ambiente”, n.4/2013, SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale, Roma.
Hughes J. D. (1994), Pan’s Travail: Environmental Problems of the Ancient Greeks and Romans,  Johns Hopkins University Press, Baltimore.

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