Estratto rielaborato dal testo I Cantieri di Fa' la cosa giusta (sito web, Ass. Culturale Città in rete, 2012) e pubblicato sul bollettino del Comitato Civico Cominciamo dal Quartiere, Today Quartieri, sia on line (n.16/2014) che in copia gratuita (aprile/maggio 2014).
Il tema della pedonalizzazione dovrebbe essere uno dei più discussi nell’ambito delle politiche urbane palermitane riguardanti la parte di città più antica: il centro storico. Operare per mezzo di microinterventi è una delle possibili alternative progettuali. Si sperimenterebbe così, anche se a piccole dosi, qualcosa che è molto vicino ai cambiamenti dei nostri stili di vita: priorità al pedone piuttosto che all’auto; minor inquinamento atmosferico e acustico; migliore fruibilità per attività commerciali e spazi pubblici; riappropriazione dei tempi e dei ritmi della città antica, dei vicoli, dei cortili, del suo valore storico e artistico; etc.. Operare in tal senso su tutto il centro storico, significa attuare appropriati processi di riqualificazione e rigenerazione urbana; indagare tutte le componenti e le dinamiche che interagiscono con gli aspetti legati alle valenze ambientali, al tessuto urbanistico, alle specifiche emergenze monumentali e al tessuto sociale, economico e culturale, composto da chi abita questi spazi o da chi in vari modi ne è fruitore. Tuttavia, è necessario un confronto con il resto della città, soprattutto con gli ambiti urbani a diretto contatto. In molte città, dove è stata operata la chiusura parziale o integrale del centro storico, si sono attuati preliminarmente alcuni provvedimenti in grado di garantire, a tutti gli abitanti, condizioni di vivibilità urbana soddisfacenti.
La chiusura totale del centro storico di Palermo potrebbe operarsi attraverso buone pratiche di governo del territorio, legate alla pianificazione e progettazione urbana, capaci d’intervenire, per esempio, sulla mobilità e sul sistema dei parcheggi dei diversi ambiti urbani (v. Piano Urbano del Traffico); sui servizi, sulle attrezzature pubbliche e sugli spazi interstiziali (v. strumenti ordinari e strategici di recupero e riqualificazione urbana). Interventi che consentirebbero, oltretutto, la formazione di pratiche partecipative, legate ad aspetti di tipo materiale e immateriale (spazi pubblici, patrimonio interculturale, identità di quartiere, etc.) e aprendo spazi di dialogo e confronto tra cittadini, progettisti e amministratori (v. strumenti di progettazione partecipata). Già da diversi anni, in questa parte di città, giungono segnali di rinascita da vari ambiti (organizzazioni, cittadinanza attiva, etc.). Chiudere il centro storico al traffico automobilistico privato permetterebbe di aprirsi alle idee, alla socializzazione, alla progettualità, all’interculturalità, al turismo, alle nuove sperimentazioni urbane (p.es. concorsi di progettazione urbana), agli eventi ludici e ricreativi (spettacoli, sport, musica, arte, etc.), alle innumerevoli iniziative che possono generarsi.
ph. Via Maqueda 2014 |
Creare le condizioni affinché sia possibile operare in tale direzione è una scelta che certamente presuppone un’adeguata volontà politica e amministrativa, da proiettare strategicamente e nel lungo periodo.
Salvatore Abruscato, Pianificatore Territoriale
Associazione Culturale Città in rete
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