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Statuto

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venerdì 5 marzo 2010

Del "Piano Casa"

Caro Salvo…

abbiamo visto (sarebbe meglio dire letto).

Mercoledì 3 marzo 2010 all’Ars viene approvata la norma che prevede l’ampliamento degli edifici industriali, siti in aree dei consorzi ASI (aree di sviluppo industriale) e in quelle definite “D” dai piani regolatori comunali.

Cito i dettagli riportati sul Giornale di Sicilia: “possibili ampliamenti del 15% rispetto alla superficie coperta, che non deve essere superiore a 400 metri quadrati. Se invece si ricorre ad abbattimento e ricostruzione, l’ampliamento può arrivare fino al 25%. Un ulteriore 10% è concesso se si ricorre all’uso di pannelli fotovoltaici per alimentare l’edificio”.

L’approvazione di questa norma segue:

  • La possibilità di ampliamento di uffici e villette mono e bifamiliari (ultimati entro il 31 dicembre 2009), che non superano i 1000 metri cubi; gli ampliamenti concessi potranno raggiungere il 20% della cubatura esistente, il limite massimo di incremento viene fissato in 200 metri cubi (che equivale al 20% di 1000 mc), con la possibilità di recuperare ad uso abitativo o uffici i locali accessori o pertinenziali. [art. 2]
  • La concessione di abbatere e ricostruire, maggiorandone del 20% la cubatura, gli edifici al punto precedente, con la possibilità di arrivare sino al 35% se vengono utilizzate tecnologie per l’uso di fonti energetiche rinnovabili [art. 11]; le ricostruzioni potranno essere realizzate anche in area diversa (purchè contigua e dello stesso proprietario) dalla precedente localizzazione, vengono ammesse variazioni alle destinazioni d’uso. [art. 3]

Dovremo attendere, invece, per l’approvazione del regolamento sull’uso obbligatorio di tecniche di bioedilizia.

Vengono esclusi, e vale la pena sottolinearlo, dagli ampliamenti gli edifici sanati (o in processo di sanatoria).

Per quanto riguarda “il problema dei parcheggi”e della qualità ambientale, viene concessa la possibilità di costruirne, sotterranei anche su più piani, in tutte le aree private destinate dai piani regolatori comunali a verde pubblico e/o agricole ricadenti nei centri urbani; il piano di campagna sovrastante la realizzazione deve essere destinata a realizzazioni di verde pubblico da cedere gratuitamente ai comuni. [art. 10]

Gli oneri di concessione, calcolati sulla base del solo ampliamento, sono ridotti del 20% ( 30% per le prime case); quelli legati alle demolizioni e ricostruzioni vengono, invece, dimezzati; rientrano in quest’ultima categoria gli ampliamenti realizzati da famiglie con più di cinque componenti e/o quelle in cui vive almeno un disabile. [art. 1-4]

L’unico accenno alla pianificazione territoriale locale è da riferire all’obbligo dei comuni di indicare entro 4 mesi le aree in cui sarà possibile applicare le disposizioni del “piano casa”poi le istanze dovranno essere presentate entro due anni, anche sotto forma di semplice DIA (dichiarazione inizio attività). [art. 5]

Se molto è stato già fatto, attendo il testo di legge per avere qualcosa da giudicare.

Quello che mi perplime è la prossima scrittura di una nuova norma in materia di urbanistica. Questa, oltre a definire nuove norme sul territorio (tra cui il cambio di destinazione d’uso dei capannoni agricoli) tratterà la possibilità di demolire gli edifici, antecedentemente costruiti in aree sottoposte poi a vincolo, e di concedere la costruzione di nuovi immobili (e quindi proprietà) in altre zone individuate dai comuni.

…vedremo.

Carlo Borzelliere.

1 commento:

Marcello ha detto...

…e anche la Sicilia, adesso, ha il suo bel PIANO CASA e a breve verrà trasformato in Legge regionale. In realtà è facile capire che questa norma non è un piano e se chiamiamo le cose con il loro effettivo nome il piano casa altro non è che un pacchetto di “Norme per il sostegno dell’attività edilizia e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente”, che serve (in linea teorica) per rilanciare un settore chiave dell’economia, come quello edilizio.

Come al solito la Regione siciliana è l’ultima regione, in ordine temporale, ad approvare il testo di legge, in quanto il governo regionale ha fatto leva sulla specialità del nostro statuto che le permette di legiferare autonomamente, non tenendo conto dei limiti e delle scadenze imposte dal governo nazionale. Confrontando la legge con quella della altre regioni, ci rendiamo conto che a parte qualche raro esempio (come la Toscana e la città autonoma di Bolzano) le atre regioni prevedono più o meno gli stessi parametri di aumenti di cubatura per quanto riguarda ampliamenti e ricostruzioni.

Ma io mi chiedo nella nostra Regione, già martoriata dall’abusivismo edilizio e una diffusa bruttezza del patrimonio edilizio esistente, era necessario aumentare il volume edificato? Che ce ne facciamo di cubatura in più se poi quello che si realizza non ha nessuna qualità?

Inoltre non trovo che abbia nessun senso aumentare il volume in quei centri urbani che si trovano in territori fragili e presentano rischi dal punto di vista idrogeologico, in quanto il nostro territorio è al limiti della sopportazione e ci sta presentando il conto di anni di cattiva gestione e (non)pianificazione territoriale manifestandosi con le numerose frane che hanno colpito diversi comuni dell’isola.

L’obbligatorietà dell’utilizzo di tecniche di bio-edilizia e la costruzione di architetture eco-sostenibili avrebbe potuto stimolare la costruzione di edifici di qualità, efficienti dal punto di vista energetico e pregevoli dal punto di vista estetico e invece è riservata soltanto agli edifici demoliti e ricostruiti che potranno utilizzare fonti di energia rinnovabili (per lo più pannelli fotovoltaici, che è diverso).

E inoltre chi si occuperà dei controlli??? Chi controllerà che l’edificio per esempio, è stato (veramente) abbattuto e ricostruito e non semplicemente trasformato e ampliato??? Se i controlli saranno effettuati come in questi anni, cioè pochi e fatti male, chissà cosa uscirà fuori.

Questa legge poteva essere davvero un’ opportunità di cambiamento, ma i soliti e complessi giochi della politica, le alleanze tra partititi di schieramenti opposti che hanno trovato accordo sulle parti più delicate e dibattute, la mancanza di competenza e lungimiranza dei nostri amministratori, ci costringe a confrontarci con una legge, che forse sosterrà il settore edilizio ma che sicuramente danneggerà ulteriormente il nostro territorio.

Marcello Blanda